Padre Silvano a Kinsasha

Riportiamo qui un’email inviata da Padre Silvano che ci aggiorna sullo stato della sua nuova esperienza a Nduye

Sono in un Collegio Universitario della capitale del Congo, per l’animazione spirituale di una cinquantina di giovani universitari. Questo Collegio (Foyer St. Paul) è stato creato quattro anni fa da un sacerdote di Milano (ha 85 anni!) per aiutare i giovani universitari: creare un ambiente favorevole allo studio e alla formazione affinché anche il Congo abbia in futuro dei leader competenti e onesti!
Mi è dispiaciuto un po’ lasciare – anche se per un breve periodo – la mia nuova missione di Nduye. Avevo già cominciato alcuni lavori e soprattutto avevo cominciato a conoscere la gente e stabilire dei contatti di amicizia e di lavoro con i Pigmei.
Questa pausa mi permetterà di riflettere sulle prime forti impressioni avute durante i due mesi di permanenza a Nduye, di individuare degli obiettivi e possibilmente di trovare delle piste da seguire e i mezzi per concretizzarli!
Per il momento vorrei dare la precedenza a due obiettivi: 1) mandare a scuola tutti i bambini e, 2) invogliare i giovani e gli adulti al lavoro dei campi.
Purtroppo il lavoro è considerato un castigo (malipizi), vorrei che diventasse gioia (furaha!).
Il primo obiettivo ha due ostacoli: mancanza di scuole e mancanza di maestri. I bambini sono numerosissimi e crescono senza nessuna istruzione.. Andando da Nduye verso il Nord…verso il Sudan, ci sono oltre 60 km di strada senza una scuola. I genitori mi chiedono di trovare un maestro e di…pagarlo. Loro sono incapaci. Si dicono disposti a costruire una capanna di fango e coperta da foglie che potrebbe servire da scuola…ma quando si parla di contribuzione per pagare il maestro tutti ammutoliscono e guardano verso il…padre (me!). Lui a sua volta guarda verso…il Cielo!
Finora mi sono limitato ad ascoltare e ad assicurare la mia sincera volontà di aiutarli a trovare una soluzione…Ma non posso farli attendere troppo. L’anno scolastico è cominciato agli inizi di settembre. Se non trovo presto una soluzione (per almeno cinque o sei villaggi) rischiamo di perdere un altro anno e di riparlare del problema, che sarà ancora più grave, verso i mesi di luglio e agosto del 2014!

Per invogliare i Pigmei, giovani e adulti, al lavoro e al rispetto della proprietà altrui, ho pensato che questa potrebbe essere una soluzione: lavorare in gruppo di dieci o quindici persone. Fare con loro un grande campo e seminare prodotti che durano: manioca, patate dolci, banane… ma anche fagioli, mais, soja..
Queste persone non sarebbero pagate, ma riceverebbero una mancia di tre o quattro dollari alla settimana (per invogliarli…e del resto se lavorano per la gente delle altre tribù non ricevono neppure questo!)
Una volta che il campo è pronto, lo si suddivide in lotti e ciascuno di coloro che hanno lavorato diventa proprietario di un lotto…
Per il momento i Pigmei lavorano, quasi gratuitamente, per la gente delle altri tribù
e poi, senza scrupolo vanno a servirsi del frutto del loro lavoro, quando è il momento della …mietitura e del raccolto.
Ho fatto l’esperienza che se i Pigmei sono motivati e in gruppo lavorano molto bene…
(…)
Come vedete, mi sono lasciato prendere la mano e…il cuore e sono partito lontano, nella foresta di Nduye.
E pensare che avevo iniziato a scrivere semplicemente per ringraziare Franco per l’orologio SAER…che ho ricevuto in questi giorni.
Cornelia mi ha detto che ne ha ricevuto due, ma non ha voluto abusare della gentilezza di un mio confratello che era di passaggio qui a Kinshasa e me ne ha mandato uno per il momento!
Grazie di cuore!
Vi mando una foto recente di Angèle… e una visione (parziale!) dei Pigmei che al mattino aspettano davanti alla mia porta sperando di essere assunti per una giornata di lavoro. Come vorrei aiutarli!

Un caro saluto e un ringraziamento!
Vi ricordo sempre con riconoscenza!
Un abbraccio sincero!
p. Silvano

Angèle ottobre 13 Pigmei in attesa